SPAZIOleARTI, DANILO GIUVA IN SCENA CON LO SPETTACOLO “MAMMA”
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Molfetta. Dopo la proclamazione ufficiale avvenuta in questi giorni il leader di Rifondazione Comunista in una nota stampa ribadisce il suo impegno all’opposizione
«Come sempre, sia quando si vince che quando si perde, continuiamo il nostro impegno quotidiano per la città, a partire dalla funzione democratica di opposizione che svolgeremo non solo in consiglio comunale, ma per strada e nei quartieri, quelli in cui con il nostro sacrificio proviamo a mantenere aperti quotidianamente sedi fisiche che sono altrettanto presìdi di legalità e solidarietà sociale e mutualistica.
Una presenza tanto più necessaria per via della pesante situazione economica e sociale in cui versa la città. Una situazione grave che denunciamo da anni, senza aver bisogno di interventi degli elicotteri né limitandoci alla presenza virtuale su facebook e social media.
Una situazione amministrativa, quella guidata dal sindaco Minervini, cui rinnoviamo la nostra opposizione. Una amministrazione che ripropone la continuità del suo trasformismo e che avrebbe meritato ben altra alternativa, non certo quella costruita con chi aveva governato con Tommaso Minervini. Soprattutto se ancora una volta ci ha messo lo zampino – e il candidato sindaco – Michele Emiliano.
Gli elettori non avendo l’anello al naso, tra i vari gruppi trasformisti, hanno scelto l’originale indiscusso, il campione di trasformismo che risponde al nome di Tommaso Minervini. Con le dimissioni annunciate del candidato sindaco del centrosinistra si rivela in tutta la sua chiarezza il disastro costruito e progettato dai dirigenti del centrosinistra locale.
Quello che rileva ancora una volta come limite negativo è che si fa politica e si sta al gioco, solo se si vince. Quando si perde tutti a casa e buonanotte ai suonatori, oltre che infantili accuse destituite di ogni fondamento di realta.
Sono questi atteggiamenti e pensieri trasversali ai grandi schieramenti politici conta solo chi vince e governa, che contribuiscono non solo al malgoverno di Tommaso Minervini, ma anche alla crescita ben più grave della sfiducia nella politica e nella partecipazione.
La partecipazione che alcuni soloni del centrosinistra invocano solo strumentalmente negli ultimi 40 giorni di campagna elettorale, insieme all’ignobile e immancabile quanto inutile e autolesionistico appello al voto utile, per poi tornare in letargo o al max pontificare a mezzo stampa o facebook.
Come si può pensare, ancora una volta, di chiamare la città al cambiamento e alla “dignità” dopo anni di rumoroso silenzio e assenza dalle strade e dalle piazze di Molfetta, lontano dalle necessità dei molfettesi? Per di più ad un mese dalle elezioni?
È questa assenza collettiva e organizzata che favorisce l’attecchimento del “civismo” e del cinismo minerviniano che costruisce consenso sulle difficoltà e i bisogni di larghe parti della città, di lavoratori precari e imprese in difficoltà.
Un progetto civico che è espressione di una sommatoria di interessi economici particolari e che si disinteresserà del bene complessivo della città.
Mentre tutti gli altri hanno già sbaraccato e chiuso i loro comitati elettorali aperti per l’occorrenza, noi ripartiamo da una comunità con le sue competenze e la sua esperienza, a disposizione per la costruzione di un progetto non solo capace di vincere ma allo stesso tempo di essere radicalmente alternativo, senza inseguire quel portatore di voti o quell’altro da sfilare a quell’altro ancora, senza aspettare la benedizione nefasta del presidente della Regione.
Ci sono tante persone libere che non hanno condiviso né condividono la coalizione “ciambotto” di Minervini ma sono stati delusi e abbandonati dal gruppo dirigente del centrosinistra saccente e arrogante che oggi come ieri lascia macerie e addita colpe e responsabilità sempre e solo negli altri.
A tutti questi cittadini disillusi rivolgiamo il nostro appello a non demordere. Noi in ogni caso ci saremo sempre, metteremo la nostra radicata e allargata comunità a disposizione di chi vuole dare a Molfetta un futuro diverso.
Agli uomini e alle donne forti e della provvidenza abbiamo sempre preferito un percorso collettivo, l’unico capace di far uscire molfetta dal pantano in cui è sprofondata, perché Molfetta è più di così».
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